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Calcio

Grifone, un girone d’andata pieno di rimpianti

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Si è chiuso proprio ieri, con il deludente 0 a 0 casalingo contro il Barletta, il girone d’andata del Grifone. La classifica parla di decima posizione, con 21 punti conquistati, frutto di 5 vittorie, 6 pareggi e 5 sconfitte, con 14 reti fatte e 14 subite. Insomma, stando ai numeri, un bilancio decisamente equilibrato, ma insoddisfacente, aggiungiamo noi. Sì, perché nonostante gli annunci d’addio di Camilli e i passaggi di proprietà in favore dei figli, i propositi dell’ex-presidente unionista sono sempre stati quelli di lottare almeno per i play-off. Ecco perché, dopo diverse partenze importanti, ci sono stati arrivi di prestigio, come, ad esempio, quello di Terigi, un vero e proprio lusso per la categoria. Certo, l’inizio stagionale è stato in salita, vuoi per l’approccio mentale sbagliato e per i numerosi giocatori in partenza (ed effettivamente partiti) scesi in campo all’esordio in quel di Pontedera. A dire il vero, quel 5 a 2 rifilato dai ragazzi di Indiani ai biancorossi grida ancora vendetta e sarà bene che il 5 gennaio, allo Zecchini, il Grosseto si riprenda almeno i 3 punti lasciati ai granata. Quella batosta ha segnato il capolinea di Statuto, un buon mister, capitato, però, in un momento davvero sbagliato sulla panchina grossetana, visto che dopo l’esonero e il conseguente arrivo di Cuoghi, la squadra è stata di fatto rivoluzionata e rinforzata. È rimasto, però, il problema del gol, una difficoltà ampiamente prevista da chi scrive e da gran parte degli addetti ai lavori. Infatti, un attacco con Giovio, Montalto, Scappini e Gioè, per quanto ben assortito, ha mostrato tutti i suoi limiti in fatto di prolificità. È iniziato così un campionato, di fatto, ad handicap, perché il calendario ha proposto in sequenza tutte le formazioni meglio classificate e, per di più, nei loro momenti migliori. Non è stato così a Nocera, dove al Grosseto è stato negato un rigore enorme a pochi minuti dalla fine e dove sono stati virtualmente lasciati i primi punti stagionali. Altro rammarico, poi, creato dall’espulsione di Giovio contro il Benevento, che è pervenuto al pari solo verso la fine del match e in superiorità numerica. Una prima reazione d’orgoglio, invece, la squadra l’ha avuta col Perugia, giunto in Maremma con intenti bellicosi, ma tornato con le ali stropicciate in terra umbra. Quel successo avrebbe dovuto sancire il volo del Grifone, invece, il maledetto nubifragio di Gubbio (espugnato nel recupero) e la sosta hanno creato i presupposti per una sconfitta interna – immeritata e inaspettata – dinanzi all’Ascoli, capace di violare lo Zecchini con un tiro sbucciato di Vegnaduzzo (approdato pochi giorni fa alla Viterbese Castrense, ndr). Eppure in tale incontro c’è stata una sola squadra in campo: il Grosseto! Tuttavia, non sono bastati 13 corner a 0 (!) per scardinare la difesa picena, che ha pensato solo a difendersi. Se non altro, in quel frangente abbiamo avuto conferma che i biancorossi erano una squadra bella e forte fino agli ultimi quindici metri, dove, però, l’asfitticità delle punte rovinava e ha rovinato diversi incontri. Altra sconfitta, poi, a L’Aquila, dove, sullo 0 a 0, il Grosseto ha sfiorato ripetutamente il vantaggio, salvo capitolare di misura su un pezzo di bravura degli attaccanti abruzzesi. Cuoghi a quel punto è stato messo in discussione, non tanto per il lavoro svolto, che è sempre stato complessivamente buono, quanto piuttosto per la mentalità con cui ha plasmato la squadra. Infatti, in un campionato dove non ci sono retrocessioni, i numeri dicevano e dicono che chi osa di più occupa le migliori posizioni in classifica (e le tre neopromosse, L’Aquila, Pontedera e Prato ne sono la riprova). Il buon Cuoghi, invece, ha sempre pensato prima a non prenderle, anche di fronte ad avversari molto modesti. Tuttavia, il turno di riposo ha consentito al mister di ricompattare la squadra e allo Zecchini il Frosinone è stato fermato sull’1 a 1, ma il risultato in quel frangente è stato davvero ingeneroso per i torelli, che hanno trovato un fantastico Zappino a negare loro il successo. Tale prestazione ha dato convinzione ai biancorossi, che hanno espugnato l’Arechi di Salerno con la migliore partita stagionale, per di più trasmessa in diretta televisiva. Tutti si aspettavano un nuovo successo, questa volta col Catanzaro, ma le Aquile, invece, sono arrivate in Toscana e hanno fatto propria l’intera posta in palio, grazie al gol di Fioretti, ex-Gavorrano. Altra prestazione maiuscola, poi, a Pisa, con i nerazzurri ridotti ai minimi termini, ma col Grifone sfortunato e incapace di fare bottino pieno. Di fatto, per Cuoghi l’ultimo appello è stato quello contro la Paganese, che ha strappato un pari allo Zecchini. Inevitabile, questa volta, è giunto l’esonero. Al suo posto, come sappiamo, Antonello Cuccureddu, il mister che ha portato per la prima volta in B il Grosseto. La sua mano si è vista subito, fin dal suo esordio a Lecce, dove, nonostante la sconfitta di misura, il Grifone ha messo più volte paura ai salentini, sfiorando un meritatissimo pari. La vittoria, però, è giunta contro il Viareggio e c’è stato un bis, questa volta esterno (il terzo lontano dallo Zecchini) a Prato. Dunque, proprio ieri, tutti si aspettavano i 3 punti contro il modesto Barletta per chiudere questo girone d’andata dentro la zona play-off. Aspettative deluse e musi lunghi in casa unionista. Peccato davvero, perché la rincorsa iniziata dai ragazzi di Cuccureddu avrebbe assunto un aspetto davvero significativo, visto che la vetta sarebbe stata a -9, un distacco affatto proibitivo con tutto il girone di ritorno da giocare. A ben guardare, il campionato del Grosseto è stato sciupato dai punti persi contro Ascoli, Barletta, Paganese e Nocerina, ovvero contro le ultime della classe, con un bottino che ha fruttato soltanto 3 punti sui 12 potenziali. Facendo il meritato en-plein il Grifone oggi sarebbe stato a quota 30, a un soffio dal Perugia, sconfitto ed eliminato anche in Coppa Italia Lega Pro. Ecco, almeno in coppa il bilancio è ampiamente positivo, con le semifinali raggiunte per la prima volta nella storia ultra centenaria del club di Via Veterani dello Sport. A questo punto, il primo cambio di marcia deve arrivare dal mercato, con attaccanti in grado di fare la differenza. I nomi che circolano sono tutti molto interessanti e l’ultimo arrivato, Ferretti, è sicuramente un elemento molto valido per la categoria. Dunque, non resta che confidare in qualche bel regalo da parte di Babbo Natale (alias Piero Camilli) in sede di mercato o alla fine del campionato saremo ancora qui a recriminare sulle occasioni gettate al vento da una squadra che nessuno, ad oggi, ha mai messo davvero sotto. Insomma, AUGURI al GRIFONE, perché ne ha davvero bisogno!

Giornalista pubblicista, è appassionato di calcio e statistiche sportive. Vanta esperienze e collaborazioni col Guerin Sportivo (al tempo diretto da Marino Bartoletti), Telemaremma, Tv9, Calciotoscano.it, Biancorossi.it, Vivigrossetosport.it, Tuttob.com e Pianetab.com. All'inizio si è occupato principalmente di Serie B e di Lega Pro, poi anche di Serie D e di Eccellenza. È co-autore del libro Cento passi nella storia, scritto in occasione dei 100 anni dell'Us Grosseto. Da novembre 2014 è il vice-direttore di Grosseto Sport. Ha condotto per tre anni le trasmissioni web Il lunedì del Grifone e D lunedì c'è il Grifone. È il commentatore delle partite dell'Us Grosseto su Gs Tv e su Eleven Sports, nonché del Follonica Gavorrano e dell'Us Grosseto Primavera 3. Ha collaborato anche con Sportitalia.

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Condivido la perfetta analisi. Aggiungo solo una cosa. La storia del Grosseto formato Camilli mi ricorda tanto il BBC Grosseto di un lungo periodo in cui si spendeva sui battitori e si trascurava l’acquisto di lanciatori di livello. Il lanciatore nel baseball è il 60-70% della squadra. Nel calcio sono importanti le difese ma molto di piu gli attacchi se si vuole vincere. Ecco, Camilli, a parte il casualissimo arrivo di Pinilla e il ritorno di Sforzini, ha sempre preso (quasi sempre in prestito) difensori e centrocampisti a sfare, ma poco ha investito in attacco. Sempre! È stato lo stesso errore che ha fatto con gli allenatori. Mai uno di ottimo livello. Per i bilanci naturalmente. Ma chi spende poco, dice il proverbio, spende male e poco trae dal resto del capitale.

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