© RIPRODUZIONE RISERVATA – il presente contenuto è utilizzabile solo citando GROSSETO SPORT
Carlo Pulcini, classe 1968, è un volto conosciuto in tutta la zona del Monte Amiata, magari i più giovani non lo hanno visto giocare, anche se le scarpette al chiodo le ha attaccate definitivamente “solamente” dieci anni fa. Oggi, appunto, dopo un decennio siamo con lui a ripercorrere la sua storia e per conoscere la sua opinione sul calcio attuale.
Carlo, è un piacere averti qui e scambiare due chiacchiere in un momento di relax tra amici davanti a un genuino bicchiere di rosso! Raccontaci un po’ la tua storia.
<<Per prima cosa, ringrazio Gs e te, Silvio, per avermi chiamato e sono ben lieto di dirvi qualcosa. La mia vita calcistica è legata al territorio dove sono nato, sono “ciolo”! Amo Castel del Piano e per me è un onore aver indossato la maglia giallorossa della Neania. Tale società oggi non c’è più, ma in egual modo tifo la Virtus Amiata. A sette anni ho iniziato appunto con la società giallorossa per arrivare in prima squadra nel 1985. Purtroppo, gli amori e le storie finiscono e dopo alcuni anni in una fase di cambiamento della rosa sono andato via. Ho così giocato con San Quirico d’Orcia, Amiata, Sorano, Manciano e poi sono tornato alla Neania, dopodiché ho proseguito con Santa Fiora e Montemerano fino all’ultima avventura con l’Atletico Grosseto. Onestamente, all’Atletico ero già stanco fisicamente, ma non potevo dire di no alla chiamata di una amico come Paolo Tinturini>>.
Carlo, veramente tante squadre e, come sappiamo, tanti successi, ma chi ricordi come allenatori e compagni di squadra?<<Beh, come allenatori ho dei bei ricordi di tutti, anzi, non me ne vogliano se mi scordo di menzionare qualcuno! Parto nominando Romano Franchi, Bruno Cornacchia, Alessandro Renaioli e Roberto Spampani che prima è stato compagno di squadra e poi mi ha allenato. Ricordo con piacere tre mister che purtroppo non ci sono più: l’icona grossetana Lamberto Pazzi, Franco Tintisona e il seggianese Pellegrino Pieri>>.
Ti hanno allenato veramente dei mister che hanno fatto la storia del calcio amiatino e grossetano. Come compagni di squadra, invece, chi vuoi menzionare?
<<Impossibile dire tutti quelli che ricordo e che vorrei salutare! Cito solo i portieri a me più cari che come miei compagni di reparto hanno condiviso con me battaglie epiche: l’amico fraterno Fabio Duchi, Luca Pantani, Gianni Minocci, Stefano Mazzi ed Enrico Montorsi. Sono, come detto, i ragazzi con cui ho condiviso tanto a livello calcistico. Permettimi, però, di salutare un grande portiere grossetano ovvero Vincenzo Sabatini! Con lui ho il rammarico di non averci mai giocato insieme, ma ho avuto l’onore di averlo come avversario. Tra l’altro, sfottendoci tra amici, gli ricordo sempre che lui ha il record di presenze, ma io ho vinto di più: ben otto campionati e due play-off promozione. Ovviamente si scherza ed ho questi bei ricordi, ma ci tengo a precisare che anche dalle sconfitte ho imparato molto ed è stato tutto veramente entusiasmante>>.
Un’ultima domanda: perché in generale non ci sono a livello dilettantistico e locale tanti ragazzi di paese che diventano bandiere delle proprie formazioni?
<<Non credo di scoprire niente se dico che per i giovani è cambiato molto il modo di vivere tra social, telefonini e altre tecnologie. Io negli anni Settanta del secolo scorso ero sempre con le ginocchia sbucciate e correvo dietro a un pallone in ogni momento libero. Al contrario, oggi manca anche il senso di sacrificio e tanti non proverebbero l’orgoglio che avevamo noi nell’indossare la maglia del paese anche fosse stato solamente in Terza Categoria. Mi sarebbe piaciuto allenare, ma ho preferito staccare perché non mi riconosco nel calcio di oggi. Ad ogni modo, quando posso, un salto al campo la domenica lo faccio volentieri, perché un amore così grande per il calcio non si può scordare>>.