Grosseto Siamo andati a trovare nuovamente Mario Ceri per concludere la chiacchierata iniziata la volta precedente a proposito del calcio dilettantistico maremmano.
Mario, buongiorno. Eccoci di nuovo insieme. Prima addentrarci ancora tra i dilettanti, però, una curiosità: dopo l’addio al Grosseto ci sono stati veramente contatti con altre piazze o quelle sentite sono state solo chiacchiere da bar?
<<Buongiorno. Sì, è vero. Ci ho anche pensato su dopo aver avuto contatti diretti con i vecchi dirigenti di una società dal passato illustre e con le relative istituzioni locali>>.
Di chi stiamo parlando?
<<Parliamo del Piombino. Diversi personaggi e personalità della città portuale in un recente passato mi hanno contattato privatamente e mi hanno convinto a intavolare un discorso serio per acquisire la società nerazzurra. Ci sono stati approcci diretti e svariate riunioni con il sindaco Ferrari. Ho ponderato bene la situazione, ma dopo averla analizzata in tutte le sue sfaccettature, ho deciso di fare un passo indietro. Questo perché mi è stato prospettato un processo a lungo termine, ma in realtà, almeno dal mio punto di vista, non esistevano le basi. Abbiamo parlato della ristrutturazione del vetusto stadio Magona che versa in una situazione fatiscente con neanche 200 posti e bisognoso di opere strutturali importanti. Hanno cercato di convincermi assicurandomi che i finanziamenti, tramite Pnrr, esistevano e che i lavori sarebbero stati fatti. Come detto, mi hanno parlato di progetti a lungo termine, con uno stadio i cui lavori di ristrutturazione previsti sarebbero terminati verso il 2030. Tutto questo, però, senza un impianto dove allenarsi, con le squadre giovanili costrette a cercare un campo in provincia di Livorno e con la mancanza anche minima di basi organizzative. Insomma, ho deciso di fare un passo indietro per non perdere tempo a inseguire false promesse. Tuttavia, una cosa che ricordo e ricorderò sempre con piacere sono gli attestati di stima ricevuti da tutta Piombino>>.
Veniamo a dare uno sguardo ai campionati dilettantistici maremmani, parliamo di Seconda Categoria.
<<Quest’anno ho seguito qualche partita di Seconda insieme a mio nipote Ettore, tifoso del Roccastrada, perciò non posso dare un giudizio completo. Tuttavia, basandomi sulle rose e sui pareri degli esperti, beh, vedo lo stesso Roccastrada e il Manciano pronti per la lotta al vertice con l’incognita Alberese che, visti in nomi in squadra, sembra essere più una realtà che non una sorpresa>>.
Torniamo qualche anno indietro, al calciatore Ceri che ha girato tutti i campi della provincia da giocatore di casa a giocatore ospite.
<<Sì, è vero, i campi maremmani li ho girati tutti. Ho giocato in Seconda e Terza Categoria, su campi con i sassi o fradici d’acqua, con la nebbia, con la neve, col sole e, soprattutto, con il pallone di cuoio davvero duro! Ti accorgevi della durezza della sfera quando andavi a colpire di testa. Mamma mia, quanti ricordi! Ho già raccontato la volta scorsa i miei esordi come attaccante capace di segnare utilizzando indifferentemente destro e sinistro, poi il progressivo arretramento a trequartista, dopodiché a centrocampista, a centromediano metodista (belli quei termini, ndr) e infine a stopper. Proprio da stopper ho terminato la mia carriera nel Rispescia, allenato al tempo dal mitico Tonino Amoruso. Il mister mi ha spostato davanti alla difesa chiedendomi di “costruire” e io ho preso alla lettera quelle indicazioni andando anche segno per ben dieci volte!>>.
Passiamo alla Terza Categoria.
<<In questo momento, in Terza ci sono tante belle società con un passato in categorie più importanti. Qualcuno, però, dimentica che la Terza è una categoria vera, che, oltre al calcio, può insegnare a vivere, a divertirsi e a costruire amicizie. Personalmente, ho preferito giocare sempre in queste squadre e nelle categoria più basse, dove veramente si gioca per Divertimento, scritto proprio con la D maiuscola. A tal proposito, una volta ho rinunciato al salto di categoria propostomi dall’Argentario. Sono andato a Porto Santo Stefano, ho toccato con mano e ho deciso che quello non fosse un ambiente adatto a me. Comunque, tornando alla Terza grossetana, quest’anno vedo una Castiglionese sopra tutti, ma occhio anche a Capalbio, Orbetello Scalo e Ribolla>>.
Ultimo capitolo della rassegna: due parole sul settore giovanile.
<<Difficile per me esprimere giudizi su questo fronte. Chi mi conosce sa benissimo quanto mi piaccia e quanto ami questo ambito. Tra l’altro, non appena posso vado a veder giocare mio nipote Ettore (classe 2015, ndr). A mio giudizio, per realizzare un vero progetto giovanile, le società dovrebbero capire che tale impegno non si fa per guadagnare, ma per investire. Si tratta di investire nei “tuoi” ragazzi” e nella “tua terra”. Lavorando in questa ottica, senza fretta, ma con tanta serietà e umiltà, i frutti verranno fuori!>>.