Nel commentare questa partita deludente non si può evitare di far notare alcune pecche che sono emerse. È vero che si tratta, come le gare precedenti, di un’amichevole poco probante dal punto di vista agonistico dato che non c’erano in ballo i 3 punti e quindi nonostante le impressioni negative non è il caso di ingigantire il problema, però con gli impegni ufficiali alle porte non mi pare neanche il caso di sottovalutarlo.
La forza di una squadra si individua principalmente:
1) dalle occasioni da gol che è in grado di creare (che dovrebbero essere in numero non inferiore a 4/5 a partita) attraverso il gioco, qualitativamente superiore, ma anche su punizioni e calci d’angolo da sfruttare con soluzioni studiate a fondo;
2) dalla solidità difensiva, che consiste nel concedere, anche grazie al sostegno in interdizione del centrocampo, poche occasioni da gol (preferibilmente non più di 2 a partita) agli avversari e nell’abilità dei difensori di non farsi saltare con facilità;
3) dalla capacità di imporre il proprio gioco e utilizzare in modo sistematico il pressing grazie a schemi consolidati e una condizione fisica ottimale uniti a una concentrazione tale da evitare di perdere palla malamente sbagliando passaggi elementari o marcare con approssimazione facendosi anticipare;
4) dalla mentalità vincente che spinge a lottare dal primo all’ultimo minuto perché la sconfitta – almeno nelle intenzioni – non è mai contemplata;
5) dalla scelta definitiva di una formazione con 11 titolari fissi che, salvo infortuni o cali di forma, devono giocare sempre, con delle riserve di pari valore a cui dare piena fiducia e adeguato minutaggio pronte a subentrare a gara in corso durante il campionato;
6) dall’armonia dello spogliatoio, che di solito si alimenta con le vittorie (a volte i campionati, in barba a moduli e tattiche, si vincono sulle ali dell’entusiasmo) e aiuta a ricompattare il gruppo quando le cose vanno male.
Dire che in questi punti chiave il Grosseto nelle amichevoli precampionato è mancato in maniera totale (e contro la Pistoiese è apparso addirittura inesistente, forse a causa della forza della compagine arancione) con calciatori perlopiù spaesati e disattenti che, al netto delle assenze e della condizione approssimativa a causa dei carichi di lavoro, pur impegnandosi non sembrano avere le idee chiare è un dato di fatto.
Non serve un esperto per capire, per esempio, che i giocatori dovrebbero preferibilmente, salvo cause di forza maggiore, essere schierati nel ruolo ìn cui rendono al meglio e che se Riccobono giostra lontano dalla porta (benché la sua specialità sia il tiro da fuori area!) la sua efficacia diminuisce inevitabilmente del 50% o che la difesa a 3 può avere un senso se il centrocampo fa un filtro adeguato e se tra gli interpreti non c’è D’Ancona che latita in marcatura, tanto che in occasione del primo gol Diallo se lo è praticamente mangiato in velocità (e questa non vuole essere assolutamente una bocciatura del giocatore, ma del modo in cui è stato – incautamente? – impiegato nell’occasione).
Ciò premesso, non fasciamoci la testa, nessuno vuole crocifiggere nessuno, i veri tifosi se criticano lo fanno sempre in maniera costruttiva e in buona fede per sottolineare il proprio attaccamento alla squadra, soltanto appare evidente, come è stato giustamente sottolineato nella telecronaca di Grosseto Sport, che c’è ancora tanto da lavorare.
Non è con la presunzione che si diventa Real Grosseto, ma col sudore, la determinazione e l’umiltà. La rosa è composta da giocatori validi che, insieme all’allenatore, meritano rispetto e sicuramente da qui in avanti daranno il meglio, dunque non resta che augurare a mister Indiani “buon lavoro”. In attesa di tempi migliori.
Nel commentare questa partita deludente non si può evitare di far notare alcune pecche che sono emerse. È vero che si tratta, come le gare precedenti, di un’amichevole poco probante dal punto di vista agonistico dato che non c’erano in ballo i 3 punti e quindi nonostante le impressioni negative non è il caso di ingigantire il problema, però con gli impegni ufficiali alle porte non mi pare neanche il caso di sottovalutarlo.
La forza di una squadra si individua principalmente:
1) dalle occasioni da gol che è in grado di creare (che dovrebbero essere in numero non inferiore a 4/5 a partita) attraverso il gioco, qualitativamente superiore, ma anche su punizioni e calci d’angolo da sfruttare con soluzioni studiate a fondo;
2) dalla solidità difensiva, che consiste nel concedere, anche grazie al sostegno in interdizione del centrocampo, poche occasioni da gol (preferibilmente non più di 2 a partita) agli avversari e nell’abilità dei difensori di non farsi saltare con facilità;
3) dalla capacità di imporre il proprio gioco e utilizzare in modo sistematico il pressing grazie a schemi consolidati e una condizione fisica ottimale uniti a una concentrazione tale da evitare di perdere palla malamente sbagliando passaggi elementari o marcare con approssimazione facendosi anticipare;
4) dalla mentalità vincente che spinge a lottare dal primo all’ultimo minuto perché la sconfitta – almeno nelle intenzioni – non è mai contemplata;
5) dalla scelta definitiva di una formazione con 11 titolari fissi che, salvo infortuni o cali di forma, devono giocare sempre, con delle riserve di pari valore a cui dare piena fiducia e adeguato minutaggio pronte a subentrare a gara in corso durante il campionato;
6) dall’armonia dello spogliatoio, che di solito si alimenta con le vittorie (a volte i campionati, in barba a moduli e tattiche, si vincono sulle ali dell’entusiasmo) e aiuta a ricompattare il gruppo quando le cose vanno male.
Dire che in questi punti chiave il Grosseto nelle amichevoli precampionato è mancato in maniera totale (e contro la Pistoiese è apparso addirittura inesistente, forse a causa della forza della compagine arancione) con calciatori perlopiù spaesati e disattenti che, al netto delle assenze e della condizione approssimativa a causa dei carichi di lavoro, pur impegnandosi non sembrano avere le idee chiare è un dato di fatto.
Non serve un esperto per capire, per esempio, che i giocatori dovrebbero preferibilmente, salvo cause di forza maggiore, essere schierati nel ruolo ìn cui rendono al meglio e che se Riccobono giostra lontano dalla porta (benché la sua specialità sia il tiro da fuori area!) la sua efficacia diminuisce inevitabilmente del 50% o che la difesa a 3 può avere un senso se il centrocampo fa un filtro adeguato e se tra gli interpreti non c’è D’Ancona che latita in marcatura, tanto che in occasione del primo gol Diallo se lo è praticamente mangiato in velocità (e questa non vuole essere assolutamente una bocciatura del giocatore, ma del modo in cui è stato – incautamente? – impiegato nell’occasione).
Ciò premesso, non fasciamoci la testa, nessuno vuole crocifiggere nessuno, i veri tifosi se criticano lo fanno sempre in maniera costruttiva e in buona fede per sottolineare il proprio attaccamento alla squadra, soltanto appare evidente, come è stato giustamente sottolineato nella telecronaca di Grosseto Sport, che c’è ancora tanto da lavorare.
Non è con la presunzione che si diventa Real Grosseto, ma col sudore, la determinazione e l’umiltà. La rosa è composta da giocatori validi che, insieme all’allenatore, meritano rispetto e sicuramente da qui in avanti daranno il meglio, dunque non resta che augurare a mister Indiani “buon lavoro”. In attesa di tempi migliori.