<<O mite terra che di fieno odori…>> …Beh, l’odore della primavera maremmana è unico. Ti entra dentro e non lo scordi più. Chi è nato qui, in questa terra meravigliosa, sa di cosa sto parlando. Ecco, se chiudo gli occhi e provo a tornare indietro nel tempo, mi immagino che esattamente oggi, 13 maggio, ma del 1912, giorno della fondazione dell’Unione Ginnico Sportiva Grossetana, il sole maggerino della Maremma già scaldasse la pelle e il cuore di quei concittadini (Nenci in primis) che hanno dato vita ufficialmente al calcio in città. Certo, la Grosseto rurale di quei giorni non c’è più, così come (per fortuna) nel 1927 sono scomparse le prime maglie a quarti bianconeri, che hanno lasciato il posto ai colori cittadini, ma la strada tracciata da quegli innamorati del football è rimasta e, anno dopo anno, categoria dopo categoria, è cresciuta e si è allargata, fino a sfiorare l’autostrada per eccellenza, la Serie A, non raggiunta per motivi che tutti conosciamo e che poco hanno a che fare con lo sport. Tuttavia, quello biancorosso non è mai stato un cammino facile, perché, proprio come la Maremma strappata con le unghie e con i denti alla malaria, il tifoso grossetano ha sempre sofferto <<…Le pene dell’inferno>> e le ultime estati “roventi” vissute da questa piazza ne sono la riprova. Nonostante ciò, è impossibile non amare la maglia rossa con bordi bianchi, impreziosita dal Grifone, un simbolo mitologico scelto dagli antichi grossetani per richiamare il loro legame con il mondo etrusco. Il rosso vivo e il bianco puro, questi sono i colori che hanno accompagnato in questi 104 anni di storia le gesta dei campioni maremmani che hanno avuto l’onore di indossare la maglia del Grosseto. In tal senso, è facile pensare subito a Pinilla, a Lazzari, a Consonni, a Danilevicius e a molti altri ancora ammirati durante il lustro in B, ma i precedenti “campioni” biancorossi, quelli visti a livello di Serie C o D hanno saputo entusiasmare ugualmente la tifoseria grossetana. Elementi come Zambianchi, Tornabuoni, Carmignani, Lottini, Pucci, Bartolini, Palazzoli, Zecchini, Barbana, Dolso, Meacci e tantissimi altri ancora (l’elenco sarebbe lunghissimo) hanno lasciato una traccia indelebile nella storia ultracentenaria del Grifone. Poco importa che dopo l’addio tribolato di Piero Camilli (dopo molti anni di gioie e gli ultimi di delusioni) il calcio a Grosseto sia dovuto ripartire dalla Serie D, categoria letteralmente regalata alla città da Pincione (e soci), l’italo-americano che ha promesso di restituire dignità e sogni ai tifosi biancorossi con un progetto quinquennale in grado di riportare almeno in B il Grifone maremmano. Non importa neppure che a rappresentarci non ci sia più l’amatissima Unione Sportiva Grosseto, ma il Football Club Grosseto, perché quello che conta è esserci, in qualunque categoria, aldilà di tutto e di tutti, solo per la gioia di vedere quelle bellissime maglie colorare di rosso e di bianco il verde dei campi, solo per il piacere di esultare a ogni gol fatto o imprecare per uno subito. Se poi Pincione regalerà un sogno vedrà di cosa sono capaci i grossetani e per avere già un’idea, basta che volga lo sguardo in Piazza Dante Alighieri, nel salotto buono della città, dove c’è la statua di “Canapone”. Il cammino è ancora lungo, ma la Lega Pro, primo passo per la crescita, è a portata di mano. Oggi, però, è solo un giorno di bei ricordi, come quello del 13 maggio 2007, quando tremila grossetani hanno colorato l’Euganeo di Padova per spingere il Grifone in B e almeno diecimila hanno atteso gli “eroi” per festeggiarli all’interno dello Zecchini in un tripudio di colori biancorossi e di grossetanità visto in poche altre occasioni. La speranza è proprio quella di rivivere certi momenti tutti insieme, ma intanto, mi rivolgo a te e ti dico: <<Auguri, caro Grifone!>>.
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