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Baseball

“E chi se li scorda!”: Beppe Massellucci, il mitico 44

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Racchiudere in una semplice intervista la storia sportiva, gli aneddoti o il profilo umano di Beppe Massellucci è un’operazione improba, se non impossibile. Giuseppe “Beppe” Massellucci, nato a Grosseto il 4 settembre 1952 ha esordito nel mitico Bbc Grosseto nel 1971, quando il “diamante” di gioco era sempre allo stadio Comunale Olimpico. Buon braccio, fisico prorompente, mazza pesante: tre delle principali caratteristiche che lo hanno portato ai massimi livelli dei campionati di baseball italiano. Tra gli altri suoi primati, quello di aver superato i 100 “fuoricampo” in carriera, secondo soltanto al mitico Giorgio Castelli.
Anni in cui si sono avvicendati in casacca biancorossa personaggi mitici come Luongo, Costa e Borghino o stranieri come Self, Stimac e Olsen, solo per citarne alcuni. Tempi che hanno visto qualsiasi giardino pubblico in Grosseto adibito a diamante per ragazzini con mazze e guantoni pronti ad emulare i campioni del “batti e corri” della propria città. Anni che hanno visto la costruzione di uno stadio, per quei tempi, tra i più belli non soltanto in Italia, ma in Europa, lo Jannella, sempre gremito per ogni partita casalinga del Bbc.

Beppe, i tuoi anni nel Bbc col 44 sulle spalle non potremo mai scordarli. Cosa puoi dirci di quel periodo?
<<Bej, sono stati anni fantastici. Ho ricordi ed emozioni che, a distanza di tanti anni, ho ancora impressi nella mente e nel cuore! Mi ritornano in mente, come flash, i ragazzini pronti a sfruttare qualsiasi angolo possibile per giocare a baseball! Durante quegli anni d’oro sono nate perfino le squadre delle varie zone di Grosseto: Barbanella, via della Pace, via Lanza, Campo degli Arcieri. Si parla di prima dell’alluvione del 1966,  con i nostri guantoni fatti a mano, con pezzi di plastica, magari con scarti rimediati all’Eurovinil e poi imbottiti in qualche modo. Tempi dove il divertimento, lo sport e l’amicizia hanno regnato incontrastati, dove lo stare insieme è stato la cosa più importante! Tra l’altro, ho un ricordo indelebile relativamente al mio primo guantone. Dovrebbe essere stata l’estate del 1964 o del 1965 e per racimolare i soldi necessari all’acquisto di un vero guantone sono andato a fare le consegne per un fioraio! Il guantone costava un botto, parliamo di 5.600 lire dell’epoca, davvero tanti soldi>>.
In quegli anni è cresciuto il numero dei ragazzini praticanti ed è cresciuto anche il Baseball Club Grosseto.
<<Sì, è verissimo. Grazie a personaggi come Ovidio Rotoni, ex giocatore e poi primo general manager della società, all’ avv. Alessandro Morgantini e al notaio Ciampolini per citarne alcuni, è stato possibile costruire e consolidare una società forte e rappresentativa a livello nazionale>>.
Dagli anni Settanta è partita un’escalation di risultati e di risposta popolare come pubblico, visibilità e sponsor di spessore.
<<Tutto vero. Dal 1972 in poi sul diamante maremmano sono passati grandi giocatori e allenatori: il coach Camusi, Pegoraro, Bellugi, Bertaccini, Camarri, Luongo, Verni, Minozzi, Mutz, Cortese, Homs sono solo alcuni esempi. Ovviamente, la nostra scalata è stata supportata anche dai vari sponsor che si sono succeduti come Mabro, Mac Master Builder, Grohe, Lubiam e altri>>.
Una data, però, resterà storica non soltanto per i tifosi e per voi giocatori, ma per i grossetani e la Maremma tutta: 19 ottobre 1986, il primo scudetto grossetano.
<<Eh, sì! Rimini, stadio dei Pirati, un ricordo particolare per me: nono inning, risultato 7 a 3 per noi, due eliminati, prima e seconda occupate e il lead-off del Rimini in battuta. “Rollo” Cretis sul monte in batteria con Stimac: ho chiamato il “segnale” a Stimac che l’ha trasmesso a Cretis: pickoff e ho colto rubando il corridore! Campioni d’Italia!>>.
Quella notte, migliaia di grossetani vi hanno aspettato in piazza Volturno per festeggiare voi e i centinaia di “pazzi” che vi hanno accompagnato e supportato in quel di Rimini:
<<Altro ricordo di quella notte…Non esistevano i cellulari: ma i tifosi al seguito, sulla via del ritorno, si sono fermati alle stazioni di servizio, ai bar lungo la strada e hanno telefonato a Grosseto per informare dove fossero e quanto mancasse al loro arrivo. Risultato? Già a Paganico abbiamo trovato ad attenderci un “fottio” di macchine. Un corteo che ci ha scortato fino a Grosseto>>.
Sicuramente, le parole del mitico Beppe hanno rimosso un po’ di polvere dalla memoria di noi non più giovanissimi e hanno spiegato ai più giovani come è stato vissuto e cosa è stato lo sport qualche anno fa.

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