Con la nostra rubrica, oggi torniamo agli anni del magico Grifone in Serie B con Daniele Federici.
Nato a Tarquinia, classe 1988, ha iniziato a tirare i primi calci nel settore giovanile della squadra laziale per poi fare il salto di qualità passando alle giovanili dell’Inter.
Ad Appiano Gentile ha trascorso 6 anni ricchi di soddisfazioni e successi tra cui una Coppa Italia Primavera, un Torneo di Viareggio e un campionato Primavera. Sempre nelle file dell’Inter, allora sotto la guida di Roberto Mancini, è stato convocato in prima squadra e per due partite si è seduto in panchina in Champions League (Fenerbahçe e Psv Eindhoven, ndr). Nella campagna acquisti 2008, poi, tra le diverse richieste di squadre di serie B, ha accettato la proposta di patron Camilli di vestire il biancorosso maremmano.
Daniele, tra le tante offerte allettanti dell’epoca, perché la scelta di Grosseto?
<<A parte la conoscenza con Luciano, figlio del presidente Piero, mi hanno stimolato i programmi e la serietà della società, oltretutto vicina casa mia>>.
Che esperienza è stata Grosseto?
<<Bella e gratificante dal punto di vista sportivo ed umano. Come non rivivere, con emozione, il campionato in Serie B dove siamo arrivati ad un passo dalla pazzesca promozione in Serie A? Tutto svanito in un attimo, in un’incredibile sconfitta al ritorno in terra livornese. I ricordi ce l’ho impressi nella mente di quei play-off. Nell’ultima partita di campionato contro il Frosinone ho preso un’ammonizione ed essendo diffidato, ho saltato la semifinale play-off casalinga contro il Livorno. Mi ricordo che al mio posto è sceso in campo Abruzzese che ha realizzato anche un gol. Al ritorno, il mister mi ha informato che, dopo la prestazione dell’andata, avrebbe confermato Abruzzese titolare. Sono entrato solo nel secondo tempo, al posto di Mora, ma il rammarico per la mancata finale ancora mi brucia.
Nel cuore, però, ho un ricordo di quegli anni molto bello, al di là dei risultati sportivi: quello di aver giocato con grandi calciatori, uno su tutti Mauricio (Pinilla), quello di aver conosciuto degli amici che sono rimasti tali nel tempo, come Gigi Consonni o Leandro Vitiello e la stupenda tifoseria biancorossa: sempre vicina e più calorosa del “tredicesimo uomo in campo”. Davvero gran bei ricordi!>>.
Daniele, qualche aneddoto sul periodo grossetano?
<<Beh, mi viene in mente un episodio (sorride). Patron Camilli nel mercato invernale del 2011 ha ingaggiato un giovane prospetto, che poi si è dimostrato un campione, Ciro Immobile. Primo giorno di allenamenti e il direttore sportivo di allora mi ha chiesto, dato che sono di Tarquinia, se potessi attendere il nuovo compagno per mostrargli la strada e accompagnarlo allo “Zecchini”. Ciro, però, all’altezza di Montalto di Castro ha avuto un incidente per il quale ha avvertito me e Leandro Vitiello che, nel frattempo, mi ha raggiunto. Insomma, siamo andati a prendere Immobile e poi, a causa delle dinamiche legate alla collisione, siamo stati costretti a portare il nostro compagno alla caserma dei Carabinieri di Montalto. Ecco, questo è stato il primo approccio di Ciro con il Grosseto!>>.
A quanto pare, però, hai scelto la Maremma come calciatore e poi l’hai fatto di nuovo da allenatore. Ad oggi, due scelte azzeccate, visti anche i risultati in panchina.
<<Beh, come da calciatore, ho fatto una scelta personale. Infatti, appese le scarpette al chiodo, ho ricevuto un’offerta particolare, una scommessa, da una società seria e blasonata come quella lagunare. Mi hanno convinto le parole del suo presidente, Giorgio Crea deciso a far risalire il glorioso Orbetello dalla Seconda Categoria. Ho accettato la sfida e con soddisfazione la nostra squadra ha ottenuto due promozioni consecutive>>.
