Abbiamo il piacere di intervistare un tecnico giovane e preparato come Leonardo Brenci, attuale tecnico della Primavera della Pianese, nativo di Acquapendente (Vt), ma con un ricordo e un amore anche per il Grosseto.
Leo, a te la parola per raccontarti e per spiegare il tuo sentimento per il Grifone maremmano.
<<Salve a tutti. Innanzitutto, grazie a te Silvio e a Gs per questa intervista. Vi seguo sempre perché la squadra biancorossa ha avuto un ruolo importante per me. Sono nativo di Acquapendente, luogo che amo e in cui ho deciso di tornare dopo il mio peregrinare calcistico. I primi calci li ho dati proprio nella formazione del mio paese, poi mi ha scelto prestissimo il Siena e lì ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile sino alla Primavera. Direi un ottimo percorso con mister Mignani che mi ha trasmesso tanto e che ringrazio profondamente. Il cuore, però, mi porta a ricordare la mia prima esperienza come calciatore professionista avvenuta nel 2013-14 proprio al Grosseto. Si è trattato di un’annata particolare per me, visto che non ho trovato molto spazio, ma sono cresciuto ugualmente molto perché ho avuto come compagni di squadra gente come Gennaro Delvecchio, Kenneth Obodo, Marco Crimi e Adriano Montalto, solo per fare qualche nome. Sottolineo che come presidente del Grosseto ho avuto il vulcanico Piero Camilli, la cui propensione a cambiare facilmente i tecnici mi ha portato ad allenarmi agli ordini di Statuto, Cuoghi, Cuccureddu e Acori. Insomma, tutto questo è stato molto importante per la mia formazione professionale. Dopo il Grosseto ho proseguito con Olbia, Agropoli, L’Aquila, Budoni, Gavorrano, Campobasso e Pianese>>.
Leonardo, immagino che anche la Pianese abbia un posto speciale nel tuo cuore. Ci hai giocato e, una volta appese le scarpette al chiodo, hai deciso di intraprendere la carriera di allenatore. Giusto?
<<Sì, Piancastagnaio e la Pianese per me significano molto. In bianconero ho vinto il campionato di Serie D 2018-19. Purtroppo, però, a 28 anni, per problemi fisici, ho dovuto chiudere col calcio giocato. Per fortuna, il presidente Sani ha creduto in me e gli sarò sempre grato per l’opportunità offertami. Un altro grazie va al ds Cangi e a tutto il sodalizio bianconero. Da parte mia ho messo il massimo impegno in questa nuova avventura, in primis per non deludere chi ha riposto in me tanta fiducia. Ho fatto corsi da allenatore Uefa C e Licenza D e ho collaborato con i vari tecnici della prima squadra. Mi riferisco ai mister Bonuccelli e Prosperi. Proprio con quest’ultimo ho avuto l’enorme soddisfazione di vincere il campionato di Serie D 2023-24 davanti a piazze importanti come Grosseto e Livorno, oltre a società strutturate come il Follonica Gavorrano. Ho deciso, poi, di intraprendere la carriera come primo allenatore accettando di guidare la Primavera della Pianese e a 30 ho ottenuto anche il patentino Uefa A a Coverciano dove ho avuto come docenti i mister Mario Beretta e Renzo Ulivieri, due nomi che agli addetti ai lavori dicono molto>>.
Per concludere, come vedi il tuo futuro?
<<Sono abituato a lavorare bene sul momento e a non guardare troppo in là con i tempi. Voglio rimanere qui per crescere e migliorare la formazione che sto allenando. La sinergia con la prima squadra è il primo obiettivo da centrare. Con mister Birindelli c’è sempre massimo accordo e collaborazione. La linea guida societaria è quella di riuscire a far esordire i giovani della nostra Primavera in prima squadra, per magari lasciarceli in pianta stabile. Ad esempio, l’anno scorso due ragazzi del nostro settore giovanile, Pallante e Xhani hanno esordito in C e per me è stata sia una vittoria che una grande soddisfazione. Adesso, Pallante è a farsi le ossa al Maccarese nell’Eccellenza Lazio, essendo un 2006 è giusto che trovi minutaggio. Xhani, invece, è un anno più giovane ed è sempre qui a Piancastagnaio nel giro della prima squadra. Ecco, il mio primo obiettivo è proprio quello di migliorare me stesso e i miei ragazzi. Dobbiamo cercare di crescere insieme dando sempre il meglio di noi stessi. Questo percorso di crescita, però, deve avvenire senza mai dimenticare i sani principi della vita, perché si deve crescere di pari passo come uomini e come calciatori>>.