Sotto un cielo buio e carico di promesse, una colonna silenziosa corre nel cuore della notte valdostana. Tra loro c’è anche Michele Treglia, atleta grossetano della Triathlon Grosseto, pronto a partire per una delle gare più dure d’Europa: il “GTC 100”, l’ultra trail di Courmayeur da oltre 100 km e 7200 metri di dislivello positivo. Una sfida spietata, da oltre 34 ore di corsa attraverso sentieri tecnici, salite al 30%, due notti senza dormire, nella natura più aspra e maestosa, freddo, vento e neve. Eppure, tutto comincia un anno prima, proprio a Courmayeur. Michele si trova lì per disputare la 30 km, quando assiste alla partenza della 100 km: “Vedevo questi atleti partire di notte, con le frontali accese e un silenzio carico di tensione. Mi batteva forte il cuore. Ho capito in quell’istante che l’anno dopo sarei stato uno di loro.” Promessa mantenuta.
Michele si è preparato con costanza e dedizione in sei mesi. Di notte. Da solo. Nella Maremma. Per affrontare una gara simile, la preparazione non è solo fisica, ma mentale, emotiva. Michele si allena in condizioni estreme: lunghi notturni in solitaria o con alcuni inseparabili compagni di allenamento, spesso con partenza alle 21 e ritorni all’alba, nei boschi tra Poggio Ballone, Scarlino e Tirli. “Per preparare questa gara, il mio allenamento più lungo è stato di 74 km con 3800 metri di dislivello, fatto completamente da solo. Ti cambia dentro.” Oltre ai lunghi, Michele studia nutrizione, strategia mentale, gestione del sonno. “Ho imparato a restare sveglio tutta la notte e a gestire l’alimentazione anche quando il corpo rifiuta tutto. È un lavoro dentro e fuori.” La gara, di ben 108 km, dove alla partenza l’adrenalina è alta, ma l’approccio è freddo e lucido. Michele suddivide mentalmente la gara in blocchi da due ore, ognuno con un focus specifico: “ogni blocco era ‘mono-idea’. Ad esempio Il primo era “calma”. Il secondo, “nutrizione”. Il settimo era il ‘giro di boa’. Dovevo restare connesso con la mia testa, sempre”. Un sistema semplice ma potente, che gli permette di affrontare le crisi più profonde. Le salite valdostane, però, sono una prova per chiunque. “Certe salite erano al 30% per diversi chilometri. Duro da credere, più ancora da fare.” Già nella prima notte, una crisi mai sperimentata in maremma, proprio a causa dell’alta quota. Sopra i 2500 metri infatti, può sopraggiunge la nausea e il corpo inizia a rifiutare cibo e acqua. “Ero al 20esimo km e ne mancavano ancora 80. Ma conoscevo ‘l’onda della fatica’. Se non molli, il corpo si adatta. E così ho fatto.”
Si dice che “un uomo solo, ma mai davvero solo”. Per Michele, questo è stato vero più che mai. Nei momenti cruciali, quando tutto sembra franare, ci sono stati due “touch point” con Lisa alle basi vita, atleta come lui nel gruppo Triathlon Grosseto, compagna e sostegno durante la gara. Lisa non è stata solo un volto amico alle basi vita: è stata il suo punto di ancoraggio, il suo rifugio mobile nel caos. “Incontrarla, vederla lì ad aspettarmi, mi ha ridato un senso. Quando il corpo vacilla e la mente si offusca, avere qualcuno che ti guarda negli occhi e ti ricorda chi sei e perché lo stai facendo… ti rialza.” Nella seconda notte, Michele si unisce a un piccolo gruppo di atleti per affrontare il tratto più pericoloso insieme, con nebbia fitta e freddo pungente. “Abbiamo camminato, corso, dormito insieme. Quando barcollavo per il sonno, facevo micro-sonni da 10 minuti buttato a terra, poi mi rialzavo e ripartivo.” All’alba della domenica, Michele taglia il traguardo: 108 km e 7200 metri di dislivello positivo superati. Più di 300 ritirati su 720 partenti. “Non è una gara dove chi arriva ultimo ha perso. L’ultimo è uno di quelli che ce l’hanno fatta. È una questione di sopravvivenza mentale e fisica.” E alla domanda: ne è valsa la pena? la risposta arriva con un sorriso: “Non è una gara divertente. Quando sei lì non ti diverti per niente. Soffri. Ma quando la chiudi, sei diverso. Più forte. Più vero.” Michele Treglia non ha solo corso un’ultra trail. Ha affrontato sé stesso, l’ignoto, le montagne e la notte. E ne è uscito vincitore. Non per un tempo, ma per una trasformazione. Triathlon Grosseto può andare fiera: il cuore di Michele corre alto, come le vette che ha conquistato.