GROSSETO. L’addio di Camilli e la non iscrizione del Grosseto al campionato di Lega Pro è una ferita che sarà dura rimarginare.
Adesso però si deve lavorare subito e velocemente per organizzare un futuro alla società unionista.
Al momento le soluzioni plausibili potrebbero essere due e sono entrambe a livello locale. Da una parte c’è quella che porta dritto dritto all’ingegner Mansi, dall’altra quella del Roselle di Ceri che avrebbe l’appoggio esterno della Banca della Maremma.
Le ultime indiscrezioni però non danno così per scontato che da Gavorrano possano arrivare riscontri positivi, anzi al momento sono segnali che vanno nel senso opposto.
Le motivazioni sono varie; da un impegno di cui Mansi non vorrebbe sobbarcarsi a vecchie ruggini, vedi quando al Gavorrano non fu permesso di giocare allo “Zecchini” le prime partite di Lega Pro, emigrando in quel di Venturina.
La soluzione più percorribile è quella del Roselle e in quel caso si parlerebbe del campionato di eccellenza però. Impegno non di poco conto, a livello economico (circa 300 mila euro per un campionato di alta classifica), e si dovrà capire se la famiglia Ceri vorrà farsene carico.
Inoltre, c’è un aspetto anche di carattere personale ed umano e di attaccamento ai colori biancorossi che l’attuale proprietà della squadra termale nutre verso la maglia del Grosseto.
Non è certamente un caso che Simone Ceri abbia sperato fino all’ultimo all’iscrizione in Lega Pro, attesa che sappiamo è svanita poi nel nulla.
𝑪𝒉𝒊 𝒗𝒊𝒏𝒄𝒆 𝒊𝒍 𝒔𝒖𝒑𝒆𝒓 𝒅𝒆𝒓𝒃𝒚 𝒂𝒑𝒑𝒓𝒐𝒅𝒂 𝒊𝒏 𝑺𝒆𝒓𝒊𝒆 𝑨 𝑩𝒓𝒐𝒏𝒛𝒆
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