Osti: “Grosseto merita di essere amata e rispettata”

Questa settimana nel consueto viaggio nel passato unionista non intervistiamo un calciatore, ma l’ex dirigente grossetano Stefano Osti. Nato nel 1957, è stato impegnato nello staff dirigenziale del Grosseto in due epoche distinte inframmezzate da un lungo periodo di lontananza in cui ha raggiunto anche la serie A come segretario del Bologna. Nel 1995-96 ha vissuto in prima persona il periodo più complesso della storia del Grifone nel passaggio da Anzidei a Quartaroli Fava e, infine, a Moretti.

La tua carriera di dirigente è iniziata molto presto.

<<Iniziai nel settembre 1974, quando avevo diciassette anni ed andavo ancora a scuola. Il segretario generale in quegli anni era Sergio Canuti. Lo considero il mio maestro, poiché mi ha insegnato tutto quello che c’era da imparare. Stetti in segreteria con lui occupandomi del settore giovanile, ma successivamente iniziò a farmi seguire alcuni aspetti della segreteria generale>>.

Fino a quando rimanesti al Grosseto?

<<Rimasi al Grosseto fino al 1979. Nel frattempo Canuti se n’era andato al Sorrento ed io restai in biancorosso nonostante alcuni passaggi di proprietà che ci furono in quel periodo. Nel periodo in cui svolsi il servizio militare potei dare un contributo limitato, ma restai regolarmente al mio posto grazie al fatto che allora gli impegni erano meno pressanti di adesso>>.

La tua professione ti ha portato per anni lontano da Grosseto.

<<Nel 1979-80 mi trasferii all’Orbetello in serie D, con Pazzi allenatore, poi passai al Siena rimanendoci fino al giugno 1987 e al Sorrento per un anno e mezzo. Negli anni successivi andai a Bologna in serie A, a Modena in B e al Crevalcore passando dalla serie D alla C1, vincendo anche lo scudetto dei dilettanti nel 1993. Dopo Crevalcore andai alla Ternana e nel 1995 tornai a Grosseto fino al 1999 con una parentesi a Fano nel 1996-97. Negli anni seguenti sono stato a Prato, a Poggibonsi e a Siena, fino al 2012>>.

Come avvenne il tuo ritorno in Maremma?

<<Nel 1995 fui chiamato dal sindaco Loriano Valentini per aiutarlo a trovare una soluzione alla faccenda del Grosseto che all’epoca aveva subito, dopo la fantastica cavalcata vincente nel campionato di serie D, la non ammissione al campionato di serie C2, l’iscrizione in Eccellenza e l’arrivo di Franco Quartaroli Fava alla presidenza con uno stato patrimoniale pre-fallimentare molto evidente. Quell’anno accettai la richiesta del sindaco che mi chiese di salvare almeno la società, visto che la situazione sul piano sportivo era pressoché compromessa>>.

Cosa trovasti al tuo arrivo?

<<Non c’era più niente. Era una situazione impossibile sul piano sportivo e furono gettate le basi per il futuro con alcuni amici con cui costruimmo una nuova dirigenza per l’anno successivo in cui il Grosseto ripartì dalla Promozione. Nel 1996-97 tutto ripartì, ma io non c’ero perché avevo accettato l’offerta di lavorare con il Fano e tornai in Maremma l’anno seguente restandoci fino alla fine del campionato di serie D del 1998-99>>.

In pochi si ricorderanno del tentativo della Pro Grosseto nell’estate 1995.

<<Il Grosseto non era stato ammesso alla serie C2 ed erano stati concessi sette giorni per iscriversi nuovamente alla serie D, come prevedevano i regolamenti dell’epoca. La preoccupazione, vedendo la sparizione fisica della proprietà che già durante il ritiro a Petricci aveva avuto modo di far sparire lentamente palloni e quant’altro facendo presagire qualcosa di pericoloso, era quella di salvare la situazione nella malagurata ipotesi di mancata iscrizione alla serie D. Capita l’antifona, creammo con la consulenza del presidente provinciale della Figc, Gianni Canuti, la Pro Grosseto per cercare di salvare il salvabile. Con noi c’erano anche Arturo Provvisionato e Nello Cicaloni, che poi sarebbero rimasti a dare una mano anche nel periodo successivo con Moretti, Baldi e Santini>>.

Come vi muoveste?

<<Andammo a Roma per comprendere la situazione e scoprimmo che il Grosseto era stato iscritto dai fratelli Anzidei al campionato di Eccellenza provocando quello scambio di squadre con Ternana e Pisa che lasciò perplessi un po’ tutti con il ripescaggio della Ternana in C2 e del Pisa in serie D. Successivamente venimmo a sapere che il Piombino aveva ricevuto delle offerte da parte di questi signori Anzidei per disputare l’Eccellenza al posto del Grosseto attraverso vie traverse ma il Piombino rifiutò l’offerta e rimase in Promozione, mentre il Grosseto disputò l’Eccellenza. Noi verificammo che la società grossetana fosse effettivamente iscritta e, a quel punto, la Pro Grosseto si esaurì non essendoci più motivo per una sua esistenza. C’eravamo presentati con la fideiussione e tutte le carte in regola anche per iscrivere la società alla serie D. Non so se sarebbe stata una soluzione percorribile, ma battemmo tutte le strade possibili pur di cercare di percorrerla svolgendo compiti anche di vigilanza affinché il calcio non sparisse a Grosseto>>.

La situazione, però, rimase tutt’altro che piacevole in casa unionista.

<<Dopo il nostro ritiro i problemi perdurarono con il passaggio delle quote dagli Anzidei a Quartaroli Fava. Tra fine novembre ed i primi di dicembre 1995 ci fu il famoso incontro mio con Quartaroli Fava alla stazione di Pisa in cui firmammo un preliminare affinché ci cedesse per trenta giorni il Grosseto in attesa del passaggio vero e proprio di proprietà. Utilizzammo quei trenta giorni per comprendere la situazione fino in fondo e studiare un piano per muoversi al meglio ma, parlando anche con Innocenzo Mazzini in Federazione a livello regionale, ci rendemmo conto che con una nuova società non avremmo avuto tutele e saremmo ripartiti dalla Terza categoria. Un’altra opzione era quella di rilevare una società del Comune, che militasse nel più alto campionato possibile, ma la scartammo. A quel punto concentrammo i nostri sforzi per salvare la società ammortizzando i guai e le posizioni debitorie che si erano venute a creare. Presso il tribunale di Grosseto c’erano alcune istanze di fallimento e cercai con grande fatica di trovare soluzioni attraverso dei concordati con i fornitori che avanzavano i soldi. Questo mise a repentaglio la salvezza della squadra che, tuttavia, ripartì nel 1996-97 dalla Promozione risalendo in due anni in serie D. Giudico positivamente quell’esperienza dedicata alla nostra città>>.

In rete si legge da più parti che in quell’estate 1995 il Grosseto fallì, ma non è vero. La società passò da Anzidei a Quartaroli Fava, poi entrò in scena Rivetti nel corso del campionato 1995-96 e nel maggio 1996 prendeste in mano definitivamente la società. È giusta questa ricostruzione?
<<Esatto. Non ci fu fallimento. Essendo una Srl, se ci fosse stato un fallimento avremmo potuto chiedere l’esercizio provvisorio anche se per una società dilettantistica probabilmente la Figc non lo avrebbe concesso. Era una situazione molto complicata, ma non ci fu fallimento anche se istanze di fallimento ci furono da parte di tanti fornitori>>.

Ad un certo punto comparve anche Rivetti.
<<Sì, ad un certo punto apparve questo fantomatico Rivetti. Dico fantomatico perché non fu mai nominato ufficialmente presidente della società. Comparvero anche alcune presunte carte firmate da questo Rivetti che si rivelarono probabilmente false>>.

Voi, intanto, continuavate a muovervi nell’ombra per rilevare il Grosseto.
<<Non potevamo correre il rischio che sparisse il calcio in città e ci sforzammo per far sì che tutto si rimettesse in carreggiata. Ce la facemmo con pochi aiuti da parte delle istituzioni e delle banche. Noi non avemmo gli aiuti che poi ha avuto, seppur in categorie diverse, negli anni successivi Camilli. Se ci avessero aiutato, in proporzione alla categoria in cui il Grosseto militava in quel periodo, forse qualche problema in meno lo avremmo avuto visto che ci siamo sempre frugati in tasca e salendo di categoria le cose si sono fatte sempre più difficili per noi>>.

Chi cercò di salvare il Grosseto in quei mesi complicatissimi?
<<Moretti, Baldi, Santini ed io, ma anche  Cicaloni, che ci dette un grande contributo ospitando gratuitamente i giocatori provenienti da fuori città e la squadra a pranzo nel pre-partita. Ripartimmo con difficoltà, ma scongiurando lo spettro del fallimento con l’acquisto delle quote. Acquistammo la società a zero, accollandoci tutti i debiti da Quartaroli Fava. Diciamo che quest’ultimo è stato un Manenti ante litteram, che ha preso la società per niente cercando poi di mollarla a qualcuno>>.

Qual è il tuo pensiero sulla situazione attuale del Grifone?
<<Mi auguro che il Grosseto si salvi. La salvezza non può essere considerata un risultato disonorevole: a cosa avremmo dovuto ambire dopo aver passato in quel modo l’estate 2014? Mi auguro che si possa passare finalmente un’estate senza le solite promesse di abbandono da parte di Camilli. Se il presidente dovesse rimanere, spero che faccia le cose nella maniera giusta senza commettere gli errori del passato, altrimenti passi la mano a chi è interessato. Non si può aspettare sempre che arrivino personaggi strani da lontano perché non si accettano personalità locali. In caso contrario, spero che ci siano grossetani che abbiano voglia di fare qualcosa per il Grosseto. Penso che purtroppo siamo abituati ad esaltare chi viene da fuori e a denigrare chi è di Grosseto: basti pensare che per anni in via Tripoli c’è stata una scritta inneggiante a quel Pinton che faceva il buttafuori nei locali a Salerno e arrivò a Grosseto con tanta prosopopea. A Grosseto forse ci meritiamo Pinton, Quartaroli Fava, Anzidei e abbiamo contestato imprenditori locali ai quali abbiamo fatto passare la voglia. Ci sono imprenditori di Grosseto che potrebbero fare bene, ma che vengono disincentivati dall’ambiente>>.

Vedere lo stadio vuoto mette tristezza.
<<Lo stadio è deserto a causa del comportamento dell’attuale proprietà, che da anni allontana tutti senza creare affezione alla squadra. Questo amareggia, come amareggia il fatto che vengano contestati i giocatori senza rendersi conto che questi sono stati ingaggiati da qualcuno. Non serve cambiare 40 allenatori in 15 anni e non si è capito che un tecnico influisce al 20 per cento nell’economia della squadra. A volte bisognerebbe andare un po’ più a fondo nell’analisi e dare un po’ di pungolo a chi gestisce questa società. Grosseto merita di essere amata e rispettata. Non mi piace quando sento dire che Grosseto ed i grossetani non si meritano niente, non mi piace quando veniamo mancati di rispetto>>.

Giulio De Paola

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