Amarcord biancorosso: dietro le quinte della storia unionista

Dopo la pausa estiva riprende il viaggio nel passato biancorosso, ma prima di tornare alle abituali interviste diamo spazio a quelle persone che hanno fatto la storia del Grosseto pur rimanendo nell’ombra. Di chi stiamo parlando? Dei tanti che, pur non scendendo in campo, hanno contribuito alla causa biancorossa rivestendo vari ruoli all’interno dello staff unionista nelle stagioni scorse.

Esempi ce ne sono a decine e citiamo a memoria, certi di dimenticarne più d’uno nel nostro elenco comunque non esaustivo: gli storici massaggiatori Mannini e Tognelli, il dottor Cambri, ma anche Silvio Maresca o Aurelio Cinelli (Che, tra l’altro, il biancorosso lo ha anche vestito), il direttore sportivo Romano Sebastiani…

E come dimenticarsi di Corrado Festelli, Nedo Ficulle o Silvio Cherubini? Ed i magazzinieri Ferraina e Magnani? Ognuno di questi ha dato il proprio valido contributo per anni, spesso e volentieri in stagioni che partivano cariche di sogni di gloria regolarmente poi dissolti con i primi freddi invernali…

Non importa la serie, non importa il piazzamento finale, quello che conta è essere utile alla causa unionista. Con questa certezza nel cuore Mario Falciani ha amato fino all’ultimo dei suoi giorni il Grifone, meritandosi una sacrosanta targa all’interno dello stadio Zecchini.

E che dire di “Tista” insostituibile cerbero al cancello che permetteva (Non permetteva, pardon) ai tifosi di accedere all’area riservata alle squadre dal lato della tribuna Nord. A quei tempi non c’erano gli steward, c’era “Tista”, ma già allora certe zone erano off limits.

Un altro che non è possibile tralasciare, e siamo certi che i tifosi con qualche anno in più concorderanno, è senza dubbio “Beppone” Baccetti l’indimenticabile custode dello stadio che viveva proprio nella “pancia” dell’impianto sportivo con la sua famiglia. Vedere le piantina curate alle finestre dello stadio, proprio sotto alla tribuna, dalla moglie di “Beppone” a volte bastava per stemperare gli animi e dare serenità.

Sicuramente, più serenità di quella che infondeva il rastrello di “Beppone” che ti roteava alle spalle se soltanto ti azzardavi ad entrare abusivamente sul terreno di gioco, anche quando non si svolgevano partite o allenamenti. “Beppone” non c’era, non lo vedevi, ma se soltanto ti azzardavi a calpestare il prato del Comunale Olimpico (Oggi Stadio Zecchini) si materializzava dal nulla ed erano guai.

Parlando della famiglia Baccetti, infine, non è possibile dimenticare lo sfortunatissimo figlio Massimo che perse la vita in un incidente stradale ormai Venticinque anni fa. Era un tifoso milanista, ma amava anche il Grosseto ed il suo ricordo non svanirà mai nel triste ed affollato pantheon dei supporter unionisti.

Giulio De Paola

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