Calma piatta. Il Comune di Grosseto minimizza e glissa, ma i giorni passano e nessuno, da Grotte di Castro, proferisce la parola magica: iscrizione. A dire il vero, il patron, Piero Camilli, ha già ribadito che non iscriverà la squadra proprio al nostro collega ed amico Paolo Franzò de Il Tirreno, ma questa, in sé per sé, non è una novità assoluta. Proprio noi di Gs, sabato scorso, abbiamo lanciato un allarme vero e proprio sulla situazione complessiva (leggere qui). Ieri, poi, spifferi unionisti ci hanno fatto scrivere (usando rigorosamente il condizionale) che Palmas starebbe preparando l’iscrizione e che sarebbe stata addirittura individuata la sede del ritiro estivo, ma dall’alto, qualcuno che conta nella stanza dei bottoni biancorossa, ci ha subito fatto sapere che si trattava di inesattezze (vi risparmiamo il vero termine usato). Comunque sia, al Comune di Grosseto interessano altri aspetti, come quelli che ruotano soprattutto intorno alla questione dell’impiantistica sportiva utilizzata dall’Us Grosseto. Logicamente, l’aspetto principale di tale problematica è la firma della convenzione tra le due parti, firma che manca ormai da due anni. Negli uffici comunali dicono chiaramente che l’idea dell’amministrazione è quella di sottoscrivere la famosa convenzione solo di fronte alla presentazione di un progetto pluriennale da parte dell’Us Grosseto. In caso contrario, se il club biancorosso vorrà giocare allo Zecchini, sarà trattato come un qualsiasi altro utente e dovrà pagare un affitto ad hoc. Logicamente, nel caso di sottoscrizione della convenzione, dovrà trattarsi di un accordo trasparente, nel quale il club unionista dovrà accettare di accollarsi le spese ordinarie, uno dei vecchi motivi di frizione. L’amministrazione, in ogni caso, riconosce apertamente tutti i meriti precedenti acquisiti “sul campo” dall’Us Grosseto, una scalata che ha costretto il Comune di Grosseto ad adeguare lo Zecchini in tempi record e spendendo un fiume di soldi pubblici. Certo, firmare una convenzione significa riconoscere vicendevolmente un rapporto duraturo, mentre non farlo pone e porrebbe tale relazione su binari molto più saltuari e freddi. Tuttavia, che ai Camilli, o meglio, a Piero Camilli, il vero e indiscusso leader in famiglia, giovi non iscrivere la squadra o magari, metterla addirittura in liquidazione, soprattutto sapendo che deve riscuotere dei crediti, è tutto da dimostrare. Quel che è certo, invece, è che di fronte a uno sgarbo del genere, tutti i tifosi biancorossi, anche quelli più convintamente camilliani, sarebbero pronti a dimenticare quindici anni di “amore” incondizionato. Uno sgarbo al quale non vogliamo credere né pensare, perché Camilli, alla fine, si è sempre comportato da gentiluomo.
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