Questo l’intervento del Giudice sportivo monocratico di primo grado, Rossano Giannerini, del Comitato di Grosseto, rilasciata alla trasmissione sportiva Dribbling di Rai 2, sul caso Buso: << Se mi fossi trovato nelle sue condizioni, cosa avrei fatto? E la risposta è semplicissima, avrei fatto come lui. Anzi se io avessi avuto un nipote e avesse un allenatore come lui, sarei contentissimo. I Giudici sportivi non è che vanno a vedere tutte le partite, perchè sarebbe impossibile. Esaminiamo circa 40 partite a settimana e non vedendo le partite, noi dobbiamo giudicare su quello che l’arbitro ci fa capire, quello che scrive sul rapporto e in base a quello noi prendiamo le nostre decisioni.
Durante le partite dei Giovanissimi, degli allievi, ma anche dei pulcini o degli esordienti, sarebbe bello con tutti i soldi che girano nel calcio, che anche lì ci fosse un minimo di sicurezza. Se non un medico, un paramedico, perchè può succedere qualsiasi cosa in tutti i campi, in tutte le partite>>. Parole quelle di Giannerini, intrise di buonsenso, quel buonsenso che la commissione disciplinare di secondo livello ha dimostrato di non avere, soprattutto colpevole di non voler mettere rimedio, ma mettendo una toppa più brutta del buco che si cercava di coprire.
Che si possa salvare il buonsenso e restituire credibilità al sistema calcio?
Già proprio il buonsenso! Quella regola 18 che l’ex arbitro internazionale Tiziano Pieri aveva evocato nel suo intervento in merito alla vicenda, che è presente nel parlare comune degli arbitri pur se non scritta. Quel buonsenso, che sempre meno ci accompagna nelle vicende anche extracalcistiche, nella vita di tutti i giorni. Non per ciò dobbiamo rassegnarci a che questo possa rimanere evocato come buona pratica ormai in disuso e puntualmente disattesa. Allora non rimane che andare avanti, proprio come sosteneva Tiziano Pieri e lo stesso On.le Federico Gelli. Andare avanti vuol dire coinvolgere la Corte di giustizia federale, perché occorre ridare centralità alla persona, ai gesti e alle cose importanti, aldilà delle regole, altrimenti vuote e senza anima. Questo si rende necessario e auspicabile per riabilitare, non un allenatore squalificato, in fondo lui si è riabilitato da solo con il gesto fatto, ma il sistema calcio nel suo insieme lo deve a quel ragazzo, che rimasto esanime in campo, ha ricevuto quel gesto, perchè possa essere sicuro, che quello che ha ricevuto è un atto dovuto, ma non necessariamente scontato. Ci riuscirà il sistema?
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