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Calcio

Simone Ceri: “La Superlega europea? Meglio “Il calcio a modo nostro”

Il vicepresidente Simone Ceri ringrazia la città per l’aiuto dato nel raggiungimento della salvezza e chiarisce il concetto di “Calcio a modo nostro”, che si contrappone alla neonata Superlega

Simone Ceri: “A Grosseto le risorse per fare calcio sono frutto di idee e duro lavoro. Da noi il tifoso è il padrone, non il cliente”

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Grosseto – Riceviamo e pubblichiamo in maniera integrale la lettera del vicepresidente dell’Us Grosseto, Simone Ceri.
“Il vicepresidente biancorosso, Simone Ceri, scrive alla città. Una lettera aperta che vuole essere un ringraziamento ma anche un messaggio chiaro su cosa sia “Il calcio a modo nostro”: quella filosofia di vita, non solo sportiva, che si contrappone in maniera decisa, con i fatti e non con le parole, al calcio della neonata Superlega. Queste le sue parole.

“Stamani sono stato sopraffatto da un’irrefrenabile voglia di scrivere. Forse perché mi sono reso conto che un maiale grufava nel mio frigorifero sotto i miei occhi senza che io me ne accorgessi o, più probabilmente, perché mi sono svegliato assai presto con una canzoncina ultras che mi rimbombava in testa: “No al calcio moderno, no alla pay-tv…”. La notizia del giorno è la bomba della Superlega europea! Una cosa tragica, ma non ditemi che non ve lo aspettavate! Il calcio di oggi è ormai gestito dalle televisioni che scelgono tutto; il calcio di oggi non è altro che la soap opera delle 14. E dunque cosa sorprende della Superlega? Siete davvero sorpresi del fatto che i club che mandano avanti il grande circo abbiano deciso di mangiare un po’ di più, o meglio, io dico giustamente, lasciare meno spazio e denari all’Uefa ed alla Fifa? Davvero i tifosi delle grandi squadre non si sono resi conto di essere diventati dei clienti?

Adesso sembrano tutti sorprese, perfino la politica italiana, quella che senza un ministro dello sport si è schierata al fianco delle istituzioni nazionali ed europee del calcio. “Il calcio deve essere salvato”, dicono “perché il calcio è della gente”. Ma pensa: il calcio va salvato e il Governo ha tolto il ministro dello Sport e non ha ancora deciso i ristori per le perdite dovute alla pandemia? Io credo invece che l’unica cosa che interessa a chi non è tifoso sono i soldi. E allora vado in controtendenza: ben venga la Superlega, così forse il resto del calcio torna a una dimensione umana, reale e più povera. Magari si spengessero i riflettori e si riaccendessero torce e fumogeni. Magari si smettesse di strapagare direttori generali, direttori sportivi, procuratori e calciatori e si puntasse sui valori e sull’attaccamento alla maglia privilegiando prodotti fatti in casa: gli unici che rispetteranno i colori e che faranno gli interessi della società e non i propri.

A 8 anni vidi la mia prima partita al comunale di Firenze, Fiorentina-Cesena, e rimasi folgorato da tutta quella gente, dai cori e dai colori. Oggi non mi succederebbe.

Se mi fermo a ragionare dico che davvero il nostro Grosseto è una realtà molto differente. Ha a cuore i propri tifosi e i tifosi hanno a cuore la loro creatura. Con pochi soldi e con tanti altri valori che, guarda un po’, hanno reso molto di più di tante figurine strapagate. A Grosseto le risorse per fare calcio sono frutto di idee e duro lavoro. Qui non si trovano centinaia di migliaia di euro in contanti a nostra insaputa dentro le bustine della spesa. Qui il tifoso è il padrone, non il cliente. Il Grosseto è dei tifosi e la vita del Grosseto conta sulla generosità dei propri sponsor e dei tifosi disposti ad abbonarsi o a fare pubblicità anche a porte chiuse. A noi sembra normale, perché il nostro calcio è povero e rabbioso, brutto e sporco ma tanto, tanto orgoglioso delle proprie origini. Se la salvezza è un miracolo, questo Grosseto è figlio di tutti quelli che lo hanno sostenuto. Ora che tutti si rendono conto che il vile denaro inquina, rovina e distrugge, crea disuguaglianza e toglie meritocrazia, noi siamo fieri della nostra miseria. Noi sbandieriamo le nostre poche possibilità economiche con infinito orgoglio. Ma la dignità della città e dei tifosi è salva, qualunque sia la dimensione e la categoria in cui militerà il Grifone, perché “il calcio a modo nostro” ha un valore inestimabile.

Grazie Grosseto!”

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Giusto…ma anche prima della super lega quel calcio lì era già finito da una vita!!!

Il concetto di “calcio a modo nostro” a me piace, la maremmanità, l’idea di creare, anzi di incrementare una sorta di “Atletic Bilbao” in Maremma, mi trova pienamente d’accordo, quello che mi auguro è che la società faccia tutto il possibile per continuare a militare con regolarità in serie “C”.
Parliamoci chiaro: per sviluppare il settore giovanile, per diffondere il senso d’appartenenza, per diffondere il concetto di maremmanita’ occorre continuare a giocare tra i professionisti. Se per disgrazia torniamo nei dilettanti il progetto rischia di franare.
Ma io sono ottimista: secondo me il Grosseto adesso ha tutto quello che serve per assestarsi in serie “C”: una dirigenza di grossetani, il pieno appoggio dei tifosi, la vicinanza dell’amministrazione comunale, un centro sportivo all’avanguardia. Soprattutto abbiamo una grande palla gol: l’anno prossimo Gavorrano, Livorno, Siena e Pianese con tutta probabilità saranno in serie “D” questo significa che nel raggio di 150 km noi saremo l’unica squadra professionistica e quindi i giovani più promettenti saranno ancora più invogliati a vestire la maglia biancorossa.
Forza Grosseto! Questo è il momento di crescere, questa è la strada da seguire e la serie “C” è la categoria da difendere nei prossimo anni con le unghie e con i denti, con le buone o con le cattive, senza se e senza ma.

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