La crisi dello sport giovanile nell’era del Covid Luca Papini (Virtus Maremma) “Ripartire si deve e si può, soprattutto meglio”

Grosseto – Riceviamo e pubblichiamo la considerazione che ci è stata gentilmente inviata da Luca Papini

“Questa situazione correlata all’emergenza sanitaria, ci ha costretti a fermarci e di conseguenza rivedere come promuovere lo sport, prima di pensare a come riprendere l’attività sportiva sarà importante avere chiaro come proporlo ai giovani.

I campi da calcio li frequento da una vita, ho sempre creduto fermamente nel potere educativo dello sport e del suo ruolo cruciale per la salute fisica, una metafora della vita, inseguire un sogno, la fatica per raggiungere un obiettivo, il rispetto, i valori e le idee..

Il calcio si ferma, anzi è un anno che è fermo, difficile spiegare ad un bambino che non può

correre dietro ad una palla che è stata tristemente riposta nella rete con gli altri palloni.

Ma cosa accadrà allo sport in generale e soprattutto come rotolerà il calcio giovanile dopo l’emergenza sanitaria, quale sarà il presente e, soprattutto, il futuro dello sport per i nostri ragazzi è la vera sfida.

A molti piace usare il termine “resilienza” da qualche tempo diventato molto di moda, allenarsi e vivere, lo sport ci dà un senso di libertà, senso di prova e di relazione con gli altri, che, purtroppo in questo tempo, per forza di causa maggiore, ci è stato negato.

Sono proprio i bambini i più penalizzati, privati della loro quotidianità fatta di scuola e sport.

Noi rispettiamo le scelte delle Istituzioni, preferisco vedere i ragazzi e bambini sul campo da calcio piuttosto che a casa ma, nonostante tutte le ottime ragioni, rimane la sensazione di mettere i ragazzi e a catena le loro famiglie, il nostro staff tecnico, in una certa misura in “pericolo” per questo, più volte abbiamo deciso di sospendere l’attività e tenere i bambini a casa. Forse la pandemia ci ha reso paranoici, forse solo troppo prudenti o solamente realisti.

Per ripartire sarà necessario unire le forze e aiutarsi fra tutte le parti coinvolte, noi società, genitori e istituzioni, essere credibili in uno sport capace di far crescere e comunicare valori.

Abbiamo il dovere di essere ottimisti per i nostri giovani, i nostri ragazzi, i nostri bambini, hanno bisogno di una grande dose di fiducia.

Abbiamo e hanno bisogno di godere delle piccole cose, il profumo dell’erba, l’aria in faccia quando corri, dell’abbraccio dopo un gol, della stretta di mano con l’avversario.

E’ la loro vivacità e voglia di normalità che ci dà la forza di andare avanti e superare questo momento… avremo vinto la nostra sfida contro il virus, quando un giorno rivedremo presso il nostro impianto sportivo il gruppo di ragazzi nuovamente unito e pronto ad abbracciarsi.”

 

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