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Nel novembre 2019 il sindaco sbagliò a far evacuare una parte della città. Lo si ricava dal nuovo piano di evacuazione approvato dalla Giunta

Lorenzo Mascagni Capogruppo PD Comune di Grosseto: Oggi possiamo affermare che quell’ordine fu eccessivo ed immotivato.

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I cittadini grossetani avranno ancora in mente la mattina di domenica 17 novembre 2019 quando una preoccupante piena del fiume Ombrone e l’ordine di evacuazione di alcune zone della città disposto dal sindaco, li tenne in ansia per molte ore facendo loro temere una nuova alluvione.

Oggi possiamo affermare che quell’ordine fu eccessivo ed immotivato.

Perché? Lo chiarisce il nuovo piano di evacuazione adottato dalla stessa Giunta lo scorso 9 novembre.

Ma procediamo con ordine.

La mattina del 17 novembre dello scorso anno il sindaco dette l’ordine di evacuare dalla zona rossa (400 metri dall’argine) e di abbandonare i piani bassi nella zona gialla; vietò inoltre ogni spostamento e l’utilizzo di veicoli nel territorio comunale, disponendo la sospensione di ogni manifestazione sportiva.

L’ordine fu dato perché la piena aveva raggiunto il livello di 6,50 metri all’idrometro del Berrettino.

Davvero quel livello comportava e comporta il rischio di rottura di esondazione o di tracimazione?

I primi a non credere al pericolo, furono le centinaia di cittadini che si recarono sugli argini ad assistere all’imponente piena dell’Ombrone.

Del resto, anche in anni recenti l’Ombrone più volte ha superato quel livello: nel 2008, 2010, 2012, 2013, 2014, oltre che nel 2019. Il 13.11.2013, ad esempio, l’idrometro del Berrettino segnò il livello record di 7,51 metri.

Eppure mai le autorità avevano disposto l’evacuazione.

Incoscienza dei precedenti amministratori od eccesso di protagonismo del sindaco Vivarelli Colonna?

I primi dubbi sulla condotta del sindaco affiorarono nella seduta della IV° commissione consiliare del successivo 27 novembre quando emerse che a parere dei tecnici del Genio civile il raggiungimento del livello di 6,50 metri al Berrettino, pur determinando l’avvio della fase di preallarme (e dunque un maggiore controllo degli argini), non comporta concreti pericoli di esondazione o di tracimazione, visto che l’argine in quel punto misura 10,90 mt.

Nei giorni successivi la maggioranza volle comunque approvare in Consiglio comunale il Piano di protezione civile che legittimava a posteriori la condotta del sindaco, nonostante le proteste dell’opposizione che ottenne almeno che si avviasse sin da subito un processo di revisione e di aggiornamento del piano di evacuazione, coinvolgendo tutte le forze politiche.

Il coinvolgimento delle forze di opposizione non v’è stato, ma la Giunta ha comunque iniziato nel marzo scorso il processo di revisione del Piano di protezione civile e di recente, con la Delibera n. 391 del 9.11.2020 ne ha approvato l’aggiornamento.

E cosa prevede il nuovo piano?

Nulla di quanto fece il sindaco Vivarelli Colonna nel novembre 2019: il raggiungimento di 6,50 metri al Berrettino non farà più scattare alcun ordine di evacuazione.

A quel livello non vi è infatti il rischio di tracimazione (la sommità arginale misura, come detto, 10,90 metri) né il rischio di rottura dell’argine, che a 6,50 metri viene lambito solo alla base.

Quanto all’ipotesi di rottura degli argini, viene considerata in generale “poco probabile” alla luce dei lavori di consolidamento e di impermeabilizzazione realizzati nel corso degli anni e in considerazione della “tipologia degli argini che proteggono il tratto fluviale in ambito urbano/comunale, oltre che il continuo controllo e la continua sorveglianza a cui esso è sottoposto“.

In futuro, dunque, secondo il piano approvato dalla Giunta, l’ordine di evacuazione verrà dato su indicazione del Dirigente del Genio civile quando il livello della piena sarà giunto ad 1 metro dalla sommità arginale (al Berrettino, dunque, dovrà superare i 9 metri) oppure quando il medesimo dirigente riscontrerà problemi all’argine che facciano presagire una rottura.

Che conclusioni trarre da questa vicenda?

Che gli importanti lavori di consolidamento dell’argine effettuati nel corso degli anni rendono più sicura la città e che pertanto – pur dovendo mantenere alto il livello della guardia – non assisteremo nei prossimi anni ad iniziative estemporanee come quella del novembre scorso, adottate in assenza di reale pericolo.

Parola, questa volta, anche della Giunta.

Lorenzo Mascagni

Capogruppo PD Comune di Grosseto

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Il problema rimane di grande complessita’ e nessuno puo’ essere certo sulle conclusioni. Se il livello minimo per l’attivazione della emergenza e’ stato portato da 6.5 m a 9 m non significa che non ci possano essere comunque cedimenti dovuti a vari fenomeni fisici in uno qualsiasi dei punti di argine tra Ponte Tura e Ponte Mussolini. Occorre un piano ulteriore di controllo della sicurezza e stabilita’ degli stessi per abbassare ulteriormente la probabilita’ di esondazione del fiume.

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