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Calcio

FOCUS – La giornata dei dilettanti che si è giocata a porte chiuse

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GROSSETO – Nella storia del calcio dilettantistico la giornata del’11 Ottobre 2020 sarà ricordata per essersi giocata a porte chiuse.
Nella desolazione più totale è andato in scena uno spettacolo senza pubblico, che dava tanto l’idea di assistere ad una prova generale , piuttosto che alla prima in assoluto.
All’esordio di un campionato. Lo spettacolo vero e proprio, anche del calcio di periferia, di quartiere, secondario, è un altra cosa.

Quello che c’è da chiedersi a questo punto, vale la pena giocare tanto per giocare con la mancanza di quello che in tutti gli spettacoli e nel calcio in particolare è certamente una parte fondamentale come il pubblico? Gli spettatori non a caso vengono definiti in gergo calcistico e giustamente come il dodicesimo uomo, quello che determina il fattore campo. I

l pubblico può indirizzare , condizionare le emozioni dei calciatori , dell’arbitro, così rischiano di scomparire e di modificarsi quelle regole non scritte del gioco del calcio che fanno cronaca e poi contribuiscono a scrivere la storia. Certo, quanto accaduto domenica 11ottobre , può essere un fatto eccezionale, fra sette giorni potremo parlare di altro e lo speriamo. Una cosa è certa però, quanto accaduto sui campi di calcio dei dilettanti non può e non deve più accadere.

La domanda qui nasce spontanea ; fosse così, rimanesse questa limitazione , meglio smettere, chiudere tutto o andare avanti? Io non ho dubbi , meglio chiudere, questo non è calcio, è un altro sport.
E poi , ci rendiamo conto delle grosse perdite che si infliggerebbero alle società di calcio, private anche dell’incasso della domenica. Per non parlare del fatto che un campionato o ha delle regole precise, un protocollo da adottare ma se è costretto a proseguire a vista, a rivederlo di domenica in domenica che cosa è?
Cosa diventa se non un grosso pasticcio, con regole scritte e riscritte all’occasione che non danno più certezze di equità? La stessa decisione che ha portato a giocare a porte chiuse , dopo alcuni giorni a sfogliare la margherita sul da farsi o meno lo dimostra.

Crediamo giusto che di fronte al possibile rischio Covid si debba intervenire, va fatto con raziocinio.
La decisione assunta domenica con il giocare a porte chiuse , fa parte di quei interventi da paese dei campanelli, senza capo ne coda.
Mezze decisioni che valgono poco e non concludono niente se non quello di penalizzare alcuni. Non hanno senso. Che senso ha chiudere i campi sportivi al pubblico se poi l’indomani mattina, quello stesso pubblico che non è stato fatto entrare nei campi dove sarebbe stato distanziato, con mascherine , all’aria aperta, sale su un autobus chiuso, strapieno, per andare al lavoro o a scuola e si ritrova schiacciato e appiccicato come una sardina ad altri passeggeri? Dove è la linearità dell’indirizzo? Dove la razionalità e ancora l’equità di intervento? Di questi esempi, sia chiaro, potremo farne tantissimi. Le incongruenze sono sotto gli occhi di tutti.
Faccio mio a questo proposito un messaggio che ho ricevuto personalmente dal senatore Roberto Berardi dopo che nella serata di ieri ero intervenuto in una trasmissione televisiva e avevo ribadito questa mia convinzione. Senza con questa buttarla in politica, non mi interessa. Mi interessa far capire il mio pensiero e quello che pensano in tanti tra addetti ai lavori del calcio:” non consentire al pubblico di recarsi al campo sportivo del proprio paese è intollerabile. Il Covid,- esiste, ma dobbiamo conviverci. Adottiamo i protocolli, ma consentiamo al pubblico di partecipare”.

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