Cipolla: “A Grosseto il punto più alto della mia carriera”

Grosseto. Prosegue la nostra carrellata di articoli che aveva redatto per il nostro giornale.

Giovanni Cipolla (1974) può essere considerato uno dei giocatori-simbolo degli anni in cui il Grosseto effettuava la propria scalata verso la serie B conquistata quel 13 maggio 2007 con la storica vittoria di Padova. Bomber molto amato dalla tifoseria, ha indossato la maglia unionista tra il 2004 ed il 2007 con una breve parentesi a Viterbo.

Che ricordi hai della tua esperienza a Grosseto?

<<Di Grosseto ho ricordi bellissimi legati soprattutto alla vittoria del campionato di C1. Ricordo quella annata con molto piacere, fu una bella stagione in cui misi a segno dodici reti. L’anno prima siglai sette gol, ma perdemmo in finale contro il Frosinone: quel giorno sbagliai un’occasione molto facile al novantesimo minuto.>>

Sei tornato in Maremma in occasione dei cento anni della società.

<<E’ stato bello tornare nel 2012 per il centenario del Grifone, ma è stata una gioia un po’ velata dalla malinconia perché mi sono trovato a ripensare a quel bel periodo con nostalgia. A Grosseto ho vissuto le soddisfazioni più belle della mia carriera e spero di tornare a trovare gli amici maremmani molto presto. Mi capita di ricevere tuttora telefonate da parte di qualche tifoso grossetano e questo mi fa piacere perché significa che qualcosa ho lasciato nei loro cuori.>>

A Grosseto arrivasti nel 2004.

<<Fu direttamente Camilli a contattarmi. Il primo anno ebbi qualche problema con l’allenatore Esposito che mi mise fuori rosa. Dopo qualche mese mi trasferii a Viterbo, ma venni ceduto soltanto in prestito perché il presidente continuava a credere in me. L’anno successivo tornai a Grosseto ed i fatti diedero ragione al presidente, visti i risultati che ottenni poi con la maglia unionista.>>

Qual è stata la tua partita più bella in biancorosso?

<<La partita più bella che ho giocato con il Grosseto è stata quella contro la Lucchese nel 2005-06. Quel giorno feci cose turche e sto ancora cercando il video della rete che segnai partendo dalla nostra metà campo.>>

L’anno seguente, l’apoteosi di Padova.

<<Del giorno di Padova ricordo la tensione del pre-partita. Era la partita più importante dell’anno e non potevamo sbagliare. Non ci regalarono niente, anche perché i nostri avversari cercavano punti utili per arrivare ai playoff. Fu una partita tesa almeno fino alla rete realizzata da Carl Valeri. Dopo il gol fu tutto più facile per noi. Devo dire che è stato più bello vincere in maniera sofferta: stravincere non avrebbe avuto lo stesso sapore.>>

In città si scatenò il delirio.

<<Quando tornammo a Grosseto la città era bloccata e non riuscivamo ad arrivare allo stadio. Mi immaginavo di trovare festeggiamenti, ma tutta quella gente mi sorprese e fu bellissimo essere accolti così. Non riuscivamo nemmeno a scendere dal pullman allo stadio e rimanemmo almeno mezz’ora fermi sulla pista di atletica prima di poter abbracciare i nostri tifosi.>>

A sopresa, però, non provasti la gioia di disputare la serie cadetta con il Grosseto.

<<Speravo di rimanere e giocare in serie B, ma dopo il ritiro venni ceduto alla Lucchese. Mi dispiacque lasciare Grosseto sopratutto per il modo in cui mi comunicarono la cessione proprio all’ultimo giorno di mercato a poche ore dalla partita contro il Brescia allo Zecchini. Dopo tutto quello che avevo dato ai colori biancorossi, ci rimasi un po’ male quando venni scaricato in quel modo.>>

Ti è mancata la serie B?

<<Sono soddisfatto della mia carriera anche se, parlando con un po’ con tutti quelli che sono nell’ambiente, mi resta un po’ di rammarico per essere arrivato soltanto in serie C1. C’è da dire che ognuno raccoglie quello che ha seminato ed, evidentemente, quello era il mio livello. Se guardo il livello attuale del calcio italiano mi viene un po’ di rimpianto perché anche in Serie A vedo giocatori che non sono più forti di quanto lo ero io. Il livello si è abbassato tantissimo in questi anni. Mister Gigi Simoni, uno che ha allenato Ronaldo all’Inter, diceva che vedermi in serie C era una sconfitta per tutti gli addetti ai lavori. Questo complimento mi fa piacere perché viene da un allenatore che ha visto il calcio di alto livello. Simoni non mi ha mai allenato, ma mi stimava molto, e ci sentivamo spesso perché voleva portarmi alla Lucchese quando io ero a Grosseto e stavo bene in Maremma. Ironia della sorte: quando sono andato a giocare a Lucca, lui non c’era più ed al suo posto in panchina c’era Braglia.>>

La tua carriera come è proseguita?

<<La mia carriera è proseguita in Toscana con la Lucchese e la Pistoiese, poi ho giocato a Foligno ed al Pescina-Valle del Giovenco sempre in serie C1. Dal 2010 sono sceso nei dilettanti indossando i colori del Real Metauro, della Fortis Juventus, del Pomigliano, dell’Ancona, del Città di Castello e della Cagliese. La mia ultima esperienza di calciatore risale alla scorsa stagione con il Pennarossa nel campionato sanmarinese.>>

Come è il campionato della Repubblica di San Marino?

<<Il campionato di San Marino mi ha sorpreso perché non mi aspettavo che fosse così ben strutturato. Mancavano otto partite quando mi hanno tesserato ed ho siglato sette reti. Il livello non è alto, ma è organizzato bene con la terna arbitrale ed il quarto uomo con gli auricolari. E’ seguito dalla televisione con professionalità. Ci sono squadre che in Italia potrebbero collocarsi in serie D con giocatori come Anselmi e Selva, mentre altre sarebbero in Prima Categoria. C’è da dire che, non essendoci retrocessioni, chi non ha motivazioni tira presto i remi in barca.>>

Di cosa ti occupi adesso?

<<Sono direttore tecnico di una scuola calcio a Napoli. Abbiamo 350 giovani dai sei ai diciassette anni. Cerchiamo di insegnare loro qualcosa cercando di toglierli dalla strada. Purtroppo la realtà da queste parti è difficile e, con la crisi che c’è, è più facile per questi ragazzi cadere in certe tentazioni: il nostro è sopratutto un ruolo sociale.>>

Giulio De Paola

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