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Grosseto Calcio

Us Grosseto: 110 dieci anni, ma un futuro tutto da scrivere

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Oggi, 13 maggio, il Grifone festeggia i suoi primi 110 anni e lo fa ritrovandosi retrocesso in Serie D dopo una stagione da dimenticare sia dentro che fuori dal campo. Esattamente oggi, poi, ma nel 2007, all’Euganeo di Padova i biancorossi hanno vinto il campionato di C1 salendo per la prima e unica volta in Serie B. Da quel fantastico giorno, però, sono successe tante cose, molte delle quali negative:
il calcioscommesse, la retrocessione in Lega Pro, la mancata iscrizione tra i professionisti, la scomparsa dell’Us Grosseto, la parentesi sotto Pincione e l’ultima caduta in D.
Alla stessa maniera, sono stati tanti anche i momenti positivi:
la Seria A sfiorata, il calcio che conta per sei stagioni, l’illusione di un campionato da protagonisti con il Football Club Grosseto di Pincione, il ritorno del nome Us Grosseto con i Ceri e il nuovo approdo in Serie C con tanto di play-off per la B raggiunti lo scorso anno.
Quelle fin qui elencate sono state – in linea di massima – le emozioni che i tifosi biancorossi hanno vissuto dopo il 13 maggio 2007.
Adesso, però, c’è una nuova proprietà (da dicembre 2021) che è retrocessa in D, anche se sembra che ci siano dei tentativi di acquisizione da parte di un gruppo di imprenditori locali.
Ad ogni modo, quello che ci sentiamo di sottolineare è che Grosseto è una piazza che può e deve stare nel calcio professionistico. Lo dicono i numeri e lo dice la storia ultracentenaria dell’Us Grosseto.
L’habitat storico del Grifone è la Serie C (terzo livello del calcio italiano) con 33 stagioni disputate sotto le varie denominazioni della terza serie, nessuno può smentire tale dato. Il fiore all’occhiello, però, è rappresentato dai 6 campionati consecutivi in B, mentre sono stati 25 quelli disputati nel quarto livello calcistico italiano tra professionismo, semiprofessionismo e dilettantismo. Infine, 12 i campionati dilettantistici nazionali di quinto livello ai quali il Grosseto ha preso parte, mentre 18 sono stati quelli a carattere regionale (l’ultimo nel 2018-19).
Riepilogando, 39 stagioni complessive tra B e C e 7 professionistiche in C2 sono già numeri importanti, in grado di dimostrare che Grosseto non è una piazza da dilettanti.
Lo stesso dato stagionale sulle presenze nelle partite casalinghe del girone B di Serie C ha dimostrato che i sostenitori unionisti, nonostante il pessimo campionato del Grifone, sono stati i settimi più presenti su venti piazze, preceduti solo da realtà assai più grandi (ad eccezione di Siena), ma davanti a città più popolose come Lucca, Pistoia e Pesaro.
Certo, con la crisi che sta vivendo il calcio italiano (costi eccessivi, calo demografico, campionati da riformare, ecc.) non è facile essere ottimisti, ma gli esempi che ci vengono da piazze assai più piccole di quella grossetana sono confortanti.
Infatti, al giorno d’oggi non conta tanto il numero di spettatori che vanno allo stadio (visto che i biglietti ormai incidono ben poco sui bilanci societari grazie alle tv, a internet e ad altre forme di introito), mentre serve avere uno o più imprenditori facoltosi in grado di sostenere un progetto calcistico.
Si spiegano così miracoli tipo Sassuolo (40.592 abitanti), Empoli (48.660), Cittadella (20.056) e Chiavari (27.258), tanto per citare quelli più noti, dove realtà piccole e ben organizzate, sono di proprietà di imprenditori o di gruppi industriali importanti, in grado di spostare gli equilibri.
Non solo, ma la tendenza è quella di un calcio professionistico sempre più in mano a gruppi industriali e finanziari nazionali o internazionali. Insomma, è finita da un pezzo l’era del ricco imprenditore locale in grado di garantire il calcio che conta alla propria città. Certo, esistono ancora esempi del genere, ma sono ormai delle eccezioni, mentre in passato hanno rappresentato la normalità.
Considerato tutto ciò, perché una città di 82 mila abitanti, capoluogo di provincia e simbolo di una terra unica come la Maremma, non può e non deve aspirare a una presenza costante tra i professionisti?
In altre parole, a Grosseto si può e si deve fare calcio professionistico. Tuttavia, se qualcuno non dovesse essere in grado di mantenere il sodalizio unionista almeno in C, dovrebbe favorire l’arrivo di soggetti in grado di sostenere tale peso economico.
Insomma, l’augurio per questi primi 110 anni di storia è che il Grifone sia di nuovo tra i professionisti attraverso un ripescaggio o una riammissione e con il successivo obiettivo di tornare a sognare la Serie B.

Giornalista pubblicista, è appassionato di calcio e statistiche sportive. Vanta esperienze e collaborazioni col Guerin Sportivo (al tempo diretto da Marino Bartoletti), Telemaremma, Tv9, Calciotoscano.it, Biancorossi.it, Vivigrossetosport.it, Tuttob.com e Pianetab.com. All'inizio si è occupato principalmente di Serie B e di Lega Pro, poi anche di Serie D e di Eccellenza. È co-autore del libro Cento passi nella storia, scritto in occasione dei 100 anni dell'Us Grosseto. Da novembre 2014 è il vice-direttore di Grosseto Sport. Ha condotto per tre anni le trasmissioni web Il lunedì del Grifone e D lunedì c'è il Grifone. È il commentatore delle partite dell'Us Grosseto su Gs Tv e su Eleven Sports, nonché del Follonica Gavorrano e dell'Us Grosseto Primavera 3. Ha collaborato anche con Sportitalia.

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Bravo Yuri, basta con la storia che Grosseto sarebbe una piazza da calcio dilettante.
Sottoscrivo in toto il tuo articolo al 100% tra l’altro i numeri certificano che se Grosseto avesse militato quest’anno nel girone “C” sarebbe stato il Decimo pubblico per media spettatori.
Se avesse militato nel girone A sarebbe stato addirittura il quarto pubblico.
Conclusione:
In Italia su 60 squadre che hanno partecipato alla serie “C” il Grosseto è esattamente al DICIANNOVESIMO posto, con questo spero di aver reso l’idea: Grosseto È una piazza da serie “C” tra l’altro a Grosseto c’è l’ulteriore vantaggio dello stadio gestito dell’atletica leggera e che quindi non grava sui bilanci dell’ U.S. GROSSETO
Aggiungiamoci che il Grosseto dispone di un centro sportivo molto valido che tante città più grandi di noi si sognano (per esempio Padova).
Aggiungiamoci che la serie “C” di oggi costa globalmente meno di quella di 10/20 anni fa perché con gli incentivi della lega vengono utilizzati mediamente molti più giovani di prima.
Insomma, Grosseto DEVE militare in serie “C” e nel caso contrario DEVE avere l’obiettivo di tornarci, se poi qualcuno “predica” il calcio dilettantistico per la piazza di Grosseto quello è un altro discorso, in quel caso ha ragione Yuri: è giusto per il bene di Grosseto passare immediatamente la mano!

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